venerdì 3 gennaio 2020

Fabio D’Anniballe giovane e talentuoso fotografo abruzzese


Fabio D'Anniballe, classe 1994, fotografo freelance abruzzese. Zaino in spalla, inizia sin da giovanissimo a fotografare i magnifici scorci che il suo territorio ha da offrirgli. Nel 2018, curioso di comprendere e documentare l’Uomo e la realtà che lo circonda, spinto dal crescente interesse verso la fotografia di reportage, intraprende un corso di storytelling durante il quale ha l’opportunità di fotografare la festività delle farchie di Fara Filiorum Petri.






Tale ricorrenza si celebra in onore di Sant’Antonio Abate che, secondo il mito, nel 1799 protesse Fara dall’invasione delle truppe francesi incendiando il bosco di querce che all’epoca circondava il paese.
Le farchie sono fasci cilindrici di canne legate con rami di salice rosso aventi generalmente un diametro di 70-100 cm ed una altezza di 7-9 mt. La loro costruzione inizia ben prima del 16 gennaio e coinvolge l’intera comunità divisa in 13 contrade all’interno delle quali ognuno ricopre un ruolo ben preciso: i più piccoli puliscono le canne, gli adulti le sistemano nella farchia fermandole con i rami di salice rosso e gli anziani controllano che tutto venga assemblato a regola d’arte. Le donne non prendono parte ai lavori, ma dedicano il loro tempo alla preparazione dei pasti e dei dolci. L’ospitalità riveste un ruolo centrale insieme al vino e ai canti della tradizione sempre accompagnati dai suonatori di “du botte”. 

Oggetto del lavoro è stato il Mandrone una delle contrade più antiche di Fara di cui, tramite il mosso, vengono enfatizzate la frenesia, l’impegno e l’animosità proprie delle farchie. Grazie a tale tecnica l’attenzione viene spostata più che sulla farchia in se, sul contesto ed il clima che la circondano e l’accompagnano dalla costruzione all’accensione.

Nelle sue foto capta  immagini suggestive delle scene della Festa delle Farchie di FARA Filiorum Petri (Ch) in onore di Sant’Antonio: la neve ricopre gli argini del fiume Foro che scorre poco lontano dalla contrada del Mandrone. Gli uomini del Mandrone raccolgono la legna per il grande focolare. Il piccolo Giovanni che. trasporta alcune canne per la costruzione della farchia. Mentre il Sole tramonta dietro le montagne, gli anziani controllano l’andamento dei lavori.  
Il 15 gennaio, la banda accompagna la processione che porta la statua di Sant’Antonio nella chiesa a lui dedicata.
La farchia è stata caricata sul trattore seguito in processione dai contradaioli. Ogni sosta è un’occasione per festeggiare e salutare amici e parenti.


Giunta in piazza, la Farchia viene posata a terra. Il capofarchia sale in piedi sulla base e coordina le due squadre che da un lato la issano con grosse funi e dall’altro si assicurano che non scivoli puntellandola al suolo mediante due assi di legno unite fra loro a formare una “X”.
Accesa la farchia, la contrada esulta lanciandosi in balli e canti in favore di Sant’Antonio.  
L’accensione è stata ultimata ed ogni farchia brucia illuminando il cielo notturno ed i volti della folla accorsa per l’occasione.







Recensione a cura di Elisabetta Mancinelli
email: mancinellielisabetta@gmail.com