lunedì 18 marzo 2019

Dimitri Ruggieri originale autore di “poesie di reportage”opere in versi di un viaggiatore instancabile



Dimitri  Ruggeri vive a Pescara, dove attualmente lavora. Laureato in Economia e Commercio presso “La Sapienza” di Roma, ama scrivere da quando è adolescente. 
Autore di racconti e reportages, viaggiatore in più di cinquanta paesi al mondo, scrive opere in versi avvalendosi di diverse forme espressive per rappresentare la poesia in borghi in disuso e campi agricoli.  Al fine di avvicinare  il pubblico alla poesia, ha realizzato rappresentazioni teatrali di poesia sperimentale,  video e audio-poesie tratte dalle sue raccolte. Scrive poesie da quando  aveva  circa 15  anni, quando iniziò a frequentare il Liceo come allievo della Scuola Navale Morosini di Venezia.  Lì, infatti, lontano dalla sua regione d’origine l’Abruzzo, figlio della nostalgia, iniziò a comporre i suoi  primi versi, probabilmente come forma di “difesa”.
La passione per la poesia  è nata in lui dopo aver letto molti versi e  scritto  per esercitarsi con un percorso graduale. I poeti del passato che hanno influito di più il suo modo di scrivere sono stati Allen Ginsberg, Cesare Pavese, Umbero Saba, Federico Garcia Lorca, Eugenio Montale, Umberto Saba, Gabriele d’Annunzio, Primo Levi e tanti altri. Ha imparato ad amare anche i poeti della classicità greca e latina, da quelli più celebri  Omero, Virgilio, Catullo e Orazio a quelli quasi sconosciuti tra cui  Posidippo di Pella, gli epigrammi del quale hanno ispirato delle  liriche de “Il Marinaio di Saigon”. Tra gli scrittori in prosa, invece, ha avuto in lui un’influenza determinante Ignazio Silone, che ritiene l’unico scrittore veramente internazionale che, nonostante non sia stato un poeta, attraverso il suo modo di scrivere semplice e diretto, è riuscito a trasmettergli  l’indole del “cafone” reazionario.

Le sue  fonti di ispirazione 
La sua fonte maggiore di ispirazione è la realtà. Cerca di essere un bravo osservatore concentrandosi  su quello che vive giornalmente. Quasi tutte le sue  poesie, infatti, si riferiscono a qualcosa che ha vissuto; si potrebbe dire che sono il prodotto di quello che è. 

La poeticità di Dimitri Ruggeri 
Il critico e saggista Vittoriano Esposito ha definito la sua poesia  di “reportage” termine che in seguito è stato oggetto di un’ampia esegesi critica da parte della filologa Bruna Capuzza.
Una poetica “onesta”, come la intendeva Saba, che piace perché cruda, metallica, diretta, asciutta, senza fronzoli, priva di qualsiasi orpello retorico, ma allo stesso tempo sensuale. Ma tale peculiarità stilistica non la si ritrova in tutte le sue poesie, perché cerca di cambiare continuamente, di sperimentare sempre nuove forme di linguaggio e di stile. Nella  raccolta, “Il marinaio di Saigon” ad esempio è  andato  contro la poesia tradizionale, quasi con intenzione di sfida. Il marinaio è in realtà un pirata che veleggia contro la poesia tradizionale. Ha utilizzato un linguaggio molto diverso per rendere bene questo viaggio metaforico che ha tanti strati, dove ognuno può trovare quello più consono alle proprie aspettative. Preferisce dire di essere stato un artigiano delle parole, più che un’artista e poeta. E in questa raccolta ha cercato l’equilibrio tra una poetica diacronica e una sincronica. La prima sezione dell’opera  è chiamata, appunto, “Il Marinaio di Saigon”. I testi sono  dei poemi di lunghezza impegnativa paragonabili a tele dipinte di grosso formato; la seconda parte: “Et secunda carmina imperfecta”, invece, è legata alla prima solo temporalmente. Le liriche che ne fanno parte sono  bozzetti, quadretti che con un termine classico e leopardiano si potrebbero  definire  moderni idilli.

La sua  sintetica definizione di poesia 

La poesia per Dimitri  è  un atto di creazione. Quando si crea  o si genera si  mette  al mondo un figlio-Pinocchio, che poi si deve  crescere e far diventare un Uomo. È un burattino bambino con il cuore umano di adulto che  dal legno tenero deve solo essere plasmato. Quando si parla di poesia non si deve pensare a qualcosa di astratto. La poesia, invece, è molto più visibile di quello che si pensa: è generata dal poeta che, prima di ottenere quest’ambito appellativo, deve vivere l’underground del “verseggiatore”. 

Scrivere poesie può essere un’attività amatoriale alla portata di tutti.
Per Ruggeri  per  scrivere poesie non bisogna essere né dei folli né dei geni bensì  persone normali che la amano. Bisogna leggere molto e interrogarsi e   capire se sarai oltre che un lettore uno scrittore. Ci si può tranquillamente fermare al primo stadio.  Chi va avanti deve sapere che il confine tra l’essere ridicolo e l’essere credibile è molto sottile.

L’immagine del mare
Il mare è una componente importante della sua vita. Ha vissuto prima a Venezia, poi a Roma per più di dieci anni ed ora a Pescara. Tuttavia, essendo nato in Abruzzo e nella Marsica in particolare, una terra di Santi, di Madonne ama anche i suoi meravigliosi monti. 

LE  SUE  OPERE
È autore della trilogia poetica Parole di grano (2007), Status d'amore (2010), Carnem Levare, il Cammino (2008), del racconto e reportage  Chiodi e Getsemani, versus Gerusalemme (2010) e della silloge Il Marinaio di Saigon (2013), vincitrice del Premio della critica Gruppo Editoriale L'Espresso - Festival Internazionale poesia di Genova 2014, e di diversi reportage narrativi inediti prodotti viaggiando per più   di cinquanta paesi nel mondo.  Il racconto  La fuga  di genere giallo è stato  selezionato da Scuola Holden nell'ambito del progetto dell'editore Storiebrevi. Soda Caustica (2014)  è la sua ultima silloge dedicata al Centenario del terremoto del 1915 che colpì l'Italia Centrale. L'opera risulta ad oggi l’unica raccolta in versi in lingua italiana interamente dedicata all'evento del terremoto del 1915. È stato recensito, intervistato ed è presente su riviste e quotidiani di arte e cultura tra cui Quotidiano La Stampa Dialoghi in versi, Rubrica di poesia temi Repubblica.it, Rivista Poetarum Silva, Rivista Isola Nera (Patrocinio Unesco), OublietteMagazine, Rivista letteraria Osservatorio Letterario (Ferrara).


È ideatore e Direttore Artistico del progetto multidisciplinare artistico di valorizzazione del territorio e degli spazi in disuso Biennale Marsica. È stato curatore e organizzatore del Poetry Slam 2010 nell'ambito della  BieM che risulta essere il primo Poetry Slam in Abruzzo e uno dei primi nel Centro-Sud.




Il poeta abruzzese Dimitri Ruggeri, a seguito di una selezione,ha partecipato  con due video poesie alla VII edizione del Festival Internazionale di videopoesia di Atene  il 14 e 15 Dicembre 2018 nella.. Il festival è stato  organizzato da +the Institute [for Experimental Arts] (+Iνστιτούτο [Πειραματικών Τεχνών] ) con il supporto di Void Network e Moving Poems. All'evento erano presenti  poeti e artisti provenienti  da ventisei paesi di tutto il mondo.


La partecipazione a questo importante Festival, si aggiunge ai riconoscimenti che le due opere, Krokodil (2018) e Autumn leaves (2017),  hanno già avuto. La prima è una video performance in cui  il testo poetico di Ruggeri è tratto dal suo libro di poesie “Krokodil” (2018, Kipple officina libraria) stralcio dell'inedito Bambini e Zanzare  con menzione alla IV Ed. del Premio Bologna in Lettere.. Il video inoltre è  già stato selezionato e proiettato  in diversi festival internazionali (UVAQ's University Short Film Festival in Messico, Social Machinery Film Festival in Canada, Motion Pictures Film Festival -MOPIFF- in Nigeria, Europa Film Festival 2018 in Spagna e Altomonte Festival Euromediterraneo 2018 in Italia). Inoltre la performance è attualmente in tour. La seconda videopoesia è stata selezionata in Ucraina al VI Cyclop Poetry Film Longlist.


Articolo a cura di Elisabetta Mancinelli 
email  mancinellielisabetta@gmail.com


giovedì 14 marzo 2019

L’ULIVO : la sua simbologia e sentimenti e sensazioni Dipinto a tema di Van Gogh e poesia di Gabriele d'Annunzio

L’albero dell’ulivo ha una simbologia molto forte in tutte le culture, da quella cristiana a quella orientale. Nella Bibbia rappresenta la pace, la fecondità; le prime citazioni appaiono alla fine del racconto del Diluvio universale, nella Genesi, quando una colomba porta a Noè un ramoscello di Ulivo, come simbolo di pace, fine della punizione divina e riconciliazione di Dio con l’umanità peccatrice che, rigenerata dall'acqua, torna a fiorire di nuovo. Anche Gesù: fu accolto a Gerusalemme con rami d’ulivo e palme e prima di morire “se ne andò al monte degli Ulivi”.


Del tutto differenti sono le sensazioni del grande pittore Van Gogh a cui l’ulivo appare, nel contorcimento del tronco e dei rami, un’anima tormentata che simboleggia la fatica di vivere. Ancora diverso il sentimento del poeta Gabriele d’ Annunzio, contemporaneo di Van Gogh, che mostra nei suoi versi, tratti dalla raccolta lirica “Alcyione” , impressione stupita di piacere sospeso e inspiegabile, quasi una contemplazione distaccata.



L’ULIVO
Laudato sia l’ulivo nel mattino!
Una ghirlanda semplice, una bianca
tunica, una preghiera armoniosa
a noi son festa.
Chiaro e leggero è l’albore nell’aria.
E perché l’imo con la sua bellezza
ci tocchi, tu non sai, noi non sappiamo,
non sa l’ulivo.
Esili foglie , magri rami, cavo
tronco , distorte barbe , piccol frutto,
ecco, e un nume ineffabile risplende
nel suo pallore!
Gabriele d’ Annunzio
a cura di Elisabetta Mancinelli
email mancinellielisabetta@gmail.com

martedì 12 marzo 2019

OGGI 12 MARZO: NASCITA DI GABRIELE D’ANNUNZIO TRA REALTÀ E FANTASIA


Come  è testimoniato dall'estratto  di nascita, Gabriele  D’Annunzio venne alla luce 151 anni orsono il 12 marzo 1863 alle 5,30 del mattino. La vita nel paese di Pescara e nella famiglia D’annunzio, si svolgeva  tranquillamente in una monotona serenità. Ma la nascita di ogni grande uomo e sempre accompagnata da avvenimenti misteriosi e circostanze allegoriche e da particolari  a volte eccezionali in quanto assumono in seguito valore illuminante. Al di là delle leggende nel caso del Poeta,ci fu un episodio che ha una sua delicata importanza sia per la storicità del fatto sia perché originato dall’ “amore divinante" della madre.
 La fedele custode di casa D’annunzio “la serva ammirabile”: Marietta Camerlengo, ha testimoniato, nei suoi frequenti racconti che il bambino, dopo le cure della levatrice  Angeladea Mungo, fu offerto al primo tenerissimo abbraccio della madre che in un impeto di commozione apostrofò la sua creatura con queste profetiche parole augurali “ Figlio mio sei nato di marzo e di venerdì chi sa che grandi cose tu dovrai fare nella vita!”. Con questa benedizione e sotto una pioggia di piastre d’argento, che, secondo l’usanza venivano deposte tra  le fasce dal  nonno, Gabriele dormì  il suo primo sonno nella quinta stanza della casa.
Nei giorni seguenti furono compiute le cerimonie di rito: la registrazione allo Stato civile del Municipio e il battesimo alla parrocchia di San Cetteo. Gli  fu  dato  il  nome  di Gabriele  dal  nonno  Don  Antonio probabilmente  in omaggio ad un suo fratello perito in mare.
Ma alla sua nascita il poeta volle dare un sapore leggendario trasfigurando questo evento e attribuendogli un sapore leggendario e romantico. Nel 1894, in una nota autobiografica sulla “Revue de Paris” premessa alla traduzione del Piacere così descrive la sua venuta al mondo “Io sono nato nel 1864, a bordo del brigantino Irene, nelle acque dell’Adriatico, questa natività marina ha influito sul mio spirito. Il mare è infatti la mia passione più profonda: mi attira come una patria”. Né in diversa maniera, stando alle testimonianze di donna Luisa e Marietta, dovrebbe essere intesa anche l’altra affermazione del Poeta con cui inizia il Libro Segreto  riguardo al “mistero della mia nascita”: “Nel nascere io fui come imbavagliato dalla morte: sicché non diedi grido. Né pur avrei potuto trarre il primo respiro se mani esperte e pronte non avessero rotto e lacerato quella sorta di tonica spegnitrice”.                 
Secondo il racconto della madre tutto si svolse invece in modo sereno. Il piccolo Gabriele nacque calvo, piccolo e sanissimo, i capelli che nella adolescenza divennero folti e mossi, spuntarono nelle settimane seguenti.  Don Francesco fece le cose alla  grande, spalancò le porte di casa a tutta Pescara, corsero barili di vino e abbondanti sfornate di dolciumi casarecci da Flaiano, come si conveniva al tanto atteso erede maschio d’una delle più benestanti ed influenti famiglie del paese.




Ricostruzione  storiografica di Elisabetta Mancinelli 
email: mancinelli elisabetta@gmail.com


lunedì 11 marzo 2019

TIZIANA LAVINIO una Cantattrice italo-canadese, nativa della provincia di Teramo, torna nella sua terra


Voce calda dalle tonalità raffinate, presenza scenica accattivante sono  le caratteristiche che rendono Tiziana Lavinio  un'artista di caratura internazionale, apprezzata sia da un pubblico esigente che di nicchia.


Italiana di nascita ma canadese d'adozione, questa originale interprete di jazz melodico e swing ha una lunga esperienza alle spalle nel mondo dello spettacolo.
Tentata dal cinema, affascinata  dalla canzone, vanta all'attivo numerose apparizioni ad eventi importanti che hanno ottenuto un notevole  successo. Ultimamente ha inciso un disco di rara bellezza, dal titolo "Romancing" composto da una raccolta di brani di Frank Sinatra, Nat King Cole, Billie Holiday, George Gershwin, Michael Buble e tanti altri. Distribuito in Italia è stato presentato in varie occasioni dal "Festival della melodia" a programmi televisivi nazionali.
Nei suoi progetti futuri, una presenza fissa in un programma Rai e la prosecuzione dei suoi studi in sociologia. 
Lei stessa descrive la sua voce come "un efficace strumento di comunicazione. La musica resta un linguaggio universale e la canzone è come un cortometraggio che va recitato con partecipazione emotiva e passione". 

La sua avvenenza la rende sexy e sul palco esprime il meglio di sè, sfoggiando doti di femminilità e sensualità velata. La cantante Tiziana Lavinio dietro la sua appariscente  personalità, è una persona vera, intensa, spontanea, e cosi si descrive ''limpida e chiara come acqua di sorgente e profonda e misteriosa come l'oceano''.


Autrice di testi, pensieri e poesie, Tiziana nasce in Abruzzo, ma  ad appena 6 mesi si trasferisce a Toronto dove cresce e studia lingue e sociologia. Presto  scopre  di avere doti recitative partecipando a due  film di produzione canadese e prestando il suo volto anche a delle pubblicità, ma sopratutto si rende conto  che la sua voce può diventare uno strumento per comunicare la sua vitalità.
E cosi inizia a cantare, dapprima sulla scia dei vecchi film che l'hanno incantata, orientandosi sempre più verso il  Jazz melodico e sullo Swing, sulle orme di grandi maestri come Nat King Cole, Frank Sinatra, Billie Holiday, Peggy Lee, e tanti altri. 
Tiziana e una ''Cantattrice'' dalla voce  sinuosa  e un’ interprete con una sua personalita e originalità che intende ogni sua performance come un cortometraggio nel quale il suo ruolo è cercare di far vivere il pezzo attraverso la sua voce e i suoi occhi, seducendo il pubblico e accompagnandolo ''nella canzone''. 
La scelta del repertorio internazionale, melodico e raffinato in madre lingua inglese la porta a comunicare in tutto il mondo.



Adesso Tiziana è tornata in Italia per riscoprire le sue radici latine e per abbracciare con la sua voce il maggior numero di persone.                             Tiziana è canadese nella precisione dell'esecuzione, ma Italianissima                 nella passionalità e nell'intensità del canto.                                                                                  
Sicura del suo talento e della sua personalità, che così  manifesta: ''Vorrei fondermi nell'atmosfera per essere respirata profondamente e come una dea attirare a me attraverso il mio canto solamente chi vola in alto. Ma le parole non bastono per descrivere la sinfonia di emozioni che vivo. Per me la canzone è la scena di un film… la vivo..la recito..divento parte di essa. "I'm a romantic coroner’…una romantica del pop-jazz”.
La scelta del repertorio internazionale e raffinato in madre lingua inglese la porta a comunicare in tutto il mondo, facendo vivere le sue emozioni al pubblico, Tiziana è un fiume in piena, perché  parla e vive come scrive, recita e canta…
Adesso l’artista è tornata in Italia per riscoprire le sue radici latine e per abbracciare con la sua calda  voce un maggior numero di persone.

Recensione a cura di Elisabetta Mancinelli  
email mancinellielisabetta@gmail.com
                                                                          

martedì 5 marzo 2019

IN RICORDO DI ANNA MARTA CAFARELLI AD UN ANNO DALLA SUA SCOMPARSA.


ANNA  MARTA  CAFARELLI: la scrittrice italo-argentina torna nel suo Abruzzo dopo 60 anni per presentare i suoi libri autobiografici.


Anna  Cafarelli  nasce a Popoli nel 1939  dove  vive fino  al 1954  quando,  all'età di 15 anni, si  trasferisce  con  la  sua  famiglia: tre  sorelle e la madre  a Buenos  Aires  in Argentina   dove  suo  padre  si  era  già  stabilito   cinque  anni  prima per  ragioni  di  lavoro.
Attualmente vive a Cordova con figli, nipoti e pronipoti; risiede in questa città dal giorno del suo matrimonio avvenuto quattro anni dopo il suo arrivo in Argentina.  Nel mese di  luglio, dopo 60 anni, è tornata in Abruzzo  per presentare i  libri che narrano le tormentate vicende  della sua famiglia.

La sua infanzia e la sua prima giovinezza sono contrassegnate da una serie di eventi dolorosi: la guerra, la paura, la fame, la disperazione. Durante il bombardamento di Popoli, nel marzo del 1945  quando aveva  cinque anni, Anna fu colpita insieme alla sua famiglia da una grossa bomba che causò la morte dei nonni materni, della zia e di suo fratello di 12 anni e lei stessa perse l’udito ad un orecchio. Alla fine della guerra  cominciò a frequentare  regolarmente fino alla classe terza la scuola elementare, ma  poi la dovette lasciare per aiutare la mamma nel loro sostentamento. Per questo si dovette prestare  a vari servigi tra cui: lavare i panni  nel fiume e aspettare che si asciugassero per riconsegnarli ai proprietari, spesso, in cambio di un tozzo di pane, lavava i piedi e aiutava nella faccende domestiche una maestra. Durante uno di questi servigi, all'età di nove anni, subisce  violenza e questa dolorosa esperienza ferisce  profondamente  non solo il suo corpo ma rimane scolpito nella sua anima. Sotto minaccia non fa menzione ad alcuno dello stupro subito ma subito pensa che avrebbe cominciato a scrivere e questo diventa il suo progetto di vita.
In Argentina si sposa e mette al mondo tre figli e, nonostante tutto, continua a combattere e a scommettere sulla vita ed a viverla pienamente. Anna è una donna che ama la sua casa, lavora in giardino, in cucina, cuce, è una madre esemplare che si  occupa dei suoi figli con amore ed è sempre  presente in ogni momento in ogni loro necessità. La sua famiglia diviene il suo tesoro più grande ma lascia sempre spazio da dedicare alla sua cultura personale; compie i suoi studi fino al livello universitario  dopo la nascita dei figli  seguendo sempre  la sua vocazione primaria: la scrittura e la poesia.
Anna,  acquisite le competenze linguistiche e culturali,  decide di raccontare la sua storia  e lo fa con tutta la durezza e la disperazione della realtà vissuta  che  tuttavia non le hanno fatto perdere la serenità interiore, l’amore e la meraviglia per la vita che, nonostante tutto, sente dentro di sé e, per quanto le è possibile, cerca di trasmettere  agli altri .

Il suo primo libro “Fuoco nella memoria”  esce nel 2001 , in esso l’autrice racconta tutti gli  eventi drammatici vissuti nel secondo conflitto mondiale  ma anche   i colori, gli odori e sapori della sua infanzia. L’opera descrive  con un linguaggio semplice, scorrevole e con una straordinaria nitidezza di espressione la storia delle tante famiglie che vissero insieme e divisero lo spazio e il tempo del drammatico momento storico che il paese di Popoli visse nel 1945. Durante la presentazione dell’opera a Cordova in Argentina  in vari contesti culturali,  i lettori la abbracciavano e si complimentavano con lei. Tanto grande è stato l’interesse  per questo libro  che  veniva  invitata a convegni e tavole rotonde per scrittori e poeti  e  nel 2005 a Chilecito nella  provincia della Rioja ricevette un prestigioso Premio:  Messaggera della pace e Esempio di sopravvivenza e di vita. 





Nel  2007  l’autrice  pubblica  il suo secondo libro “Segreti dell’anima” che è la continuazione del “Fuoco alla memoria” in cui rivela il terribile segreto mai scordato: la sua violazione descrivendo le forti immagini rimaste scolpite nella sua anima. Nell'opera l’autrice racconta anche altri aneddoti e storie della infanzia nel suo bel paese natio: Popoli circondato da montagne e prati fioriti con papaveri rossi, bianchi e gialli,  con fiumi  e ruscelli di colore verde smeraldo che lasciavano vedere il fondo in trasparenza. Il libro si  chiude  con dieci componimenti poetici  che esprimono la sua grande sensibilità e ricchezza interiore.

                           






Il suo terzo libro  “Una canzone per Lucia” esce ad aprile del 2015 ed è un omaggio che Anna fa alla sua cara mamma: una donna dal  volto sorridente e tenero  che nasconde nel suo cuore la coltre pesante del suo passato contrassegnato dalla violenza delle due guerre e dalle atroci sofferenze patite. Questa sua ultima opera  dice Anna “ E’ un grido di pace, un no alla guerra e al dolore con l’auspicio che il  mondo  vada verso  l’Amore”.




Venerdì  10 L uglio presso Il Caffè  Letterario del  Museo delle genti d’Abruzzo  Anna  presenterà  i suoi libri-













Recensione a cura di Elisabetta Mancinelli
Email  mancinellielisabetta@ gmail.com