Fabio
D'Anniballe, classe 1994, fotografo freelance abruzzese. Zaino in spalla,
inizia sin da giovanissimo a fotografare i magnifici scorci che il suo
territorio ha da offrirgli. Nel 2018, curioso di comprendere e documentare
l’Uomo e la realtà che lo circonda, spinto dal crescente interesse verso la
fotografia di reportage, intraprende un corso di storytelling durante il quale
ha l’opportunità di fotografare la festività delle farchie di Fara Filiorum
Petri.
Tale
ricorrenza si celebra in onore di Sant’Antonio Abate che, secondo il mito, nel
1799 protesse Fara dall’invasione delle truppe francesi incendiando il bosco di
querce che all’epoca circondava il paese.
Le
farchie sono fasci cilindrici di canne legate con rami di salice rosso aventi
generalmente un diametro di 70-100 cm ed una altezza di 7-9 mt. La loro
costruzione inizia ben prima del 16 gennaio e coinvolge l’intera comunità divisa
in 13 contrade all’interno delle quali ognuno ricopre un ruolo ben preciso: i
più piccoli puliscono le canne, gli adulti le sistemano nella farchia fermandole
con i rami di salice rosso e gli anziani controllano che tutto venga assemblato
a regola d’arte. Le donne non prendono parte ai lavori, ma dedicano il loro
tempo alla preparazione dei pasti e dei dolci. L’ospitalità riveste un ruolo
centrale insieme al vino e ai canti della tradizione sempre accompagnati dai
suonatori di “du botte”.
Oggetto
del lavoro è stato il Mandrone una delle contrade più antiche di Fara di cui,
tramite il mosso, vengono enfatizzate la frenesia, l’impegno e l’animosità proprie
delle farchie. Grazie a tale tecnica l’attenzione viene
spostata più che sulla farchia in se, sul contesto ed il clima che la circondano
e l’accompagnano dalla costruzione all’accensione.
Nelle
sue foto capta immagini suggestive delle
scene della Festa delle Farchie di FARA Filiorum Petri (Ch) in onore di
Sant’Antonio: la neve ricopre gli argini del fiume Foro che scorre poco
lontano dalla contrada del Mandrone. Gli uomini del Mandrone raccolgono la
legna per il grande focolare. Il piccolo Giovanni che. trasporta alcune canne
per la costruzione della farchia. Mentre
il Sole tramonta dietro le montagne, gli anziani controllano l’andamento dei
lavori.
Il
15 gennaio, la banda accompagna la processione che porta la statua di
Sant’Antonio nella chiesa a lui dedicata.
La
farchia è stata caricata sul trattore seguito in processione dai contradaioli. Ogni
sosta è un’occasione per festeggiare e salutare amici e parenti.
Giunta in piazza, la Farchia viene posata a terra. Il capofarchia sale in piedi sulla base e coordina le due squadre che da un lato la issano con grosse funi e dall’altro si assicurano che non scivoli puntellandola al suolo mediante due assi di legno unite fra loro a formare una “X”.
Accesa
la farchia, la contrada esulta lanciandosi in balli e canti in favore di
Sant’Antonio.
L’accensione
è stata ultimata ed ogni farchia brucia illuminando il cielo notturno ed i volti
della folla accorsa per l’occasione.
Recensione
a cura di Elisabetta Mancinelli
email: mancinellielisabetta@gmail.com
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