lunedì 30 novembre 2020

CATERINA FRANCHETTA: RITRATTO DI UNA POETESSA.

 


Caterina Franchetta, nata a Pescara durante la guerra, ha vissuto la prima giovinezza tra il mare e la campagna. Ha iniziato a lavorare come impiegata giovanissima, prima a Pescara, poi a Teramo e dal 1970 a Reggio Emilia. Computista commerciale, impiegata alla Monti di Pescara, e poi all’ENEL. 

Per oltre un decennio ha curato con passione un’associazione di anziani: l’ANSE  in attività culturali, ricreative e assistenziali (mostre fotografiche, viaggi, pranzi, interviste, anche un concorso di poesia ecc).

Ha partecipato a moltissimi eventi con i poeti della Settembrata Abruzzese, associazione fondata nel 1952, in particolare dal 2015 è presente alle varie edizioni della Via Crucis organizzate dalla stessa associazione.

Dal 2009 ha iniziato a scrivere poesie e non ha più smesso. Da sempre appassionata della parola, partecipa attivamente a reading poetici e si mette in gioco ai Poetry Slam con suoi testi in lingua e in vernacolo abruzzese. Ha partecipato a Montesilvano all'ultima edizione 2020: “E lasciatemi divertire”, dal Futurismo al Poetry Slam  per il progetto “P/Ponti di Parole”: quattro pomeriggi di letteratura che ci muove! Si inizia con “E lasciatemi divertire… dal futurismo al Poetry slam” ovvero dalle avanguardie letterarie e artistiche del primo ‘900 fino alle ultime tendenze di poesia performativa.L’evento è inserito nell'ambito di “Voltapagine fest – letteratura e nuove generazioni” un progetto di promozione della letteratura, organizzato da Ooops! (scuola di scrittura e narrazione).



Nel 2018 ha pubblicato una raccolta di poesie in vernacolo “La parlatura parlate” corredata da un cd dove la poetessa dichiara:
 

"ho riunito venticinque poesie scritte dopo il mio ritorno in Abruzzo, avvenuto dopo quarant’anni di permanenza a Reggio Emilia, terra dalle nordiche radici. Per me è stato come un cammino nel passato strutturato all’insegna del cambiamento di oggi, dove io stessa sono la storia che si racconta nei fogli, volanti come i pensieri stampati che l’hanno generata, racchiusi in copertine ritagliate da una vecchia coperta di lana di pecora abruzzese e legati dal filo di lana della memoria. Un progetto particolare che esula dalla normale stampa fredda di un comune libro tipografico. Ogni opera è diversa l’una dall’altra ed è personalizzata, ricamata su misura con l’animo e lo spirito che hanno ispirato i testi scritti e il prodotto finito è una specie di opera d’arte dove il contenitore contiene copertina, fogli e fil di lana, a loro volta aperti al cammino nel futuro. Un’ edizione vissuta in un concerto di più mani, chi taglia la coperta e chi la cuce, chi chiede alla parola – come ti scrivi? – E chi ascolta la mia voce con l’interesse di una prima”. 

Nel 2019 durante il corso di poesia alla Scuola Macondo ha realizzato la raccolta in vernacolo “L’urganette de lu tembe” e partecipato con le sue poesie all'antologia “Presentosi”.  


Classificata in numerosi concorsi letterari, i suoi scritti sono inseriti in varie antologie.Tra i Tanti premi va ricordato il Premio speciale della giuria alla IX edizione del Premio letterario nazionale d’Annunzio a Città Sant’Angelo.

Una sua poesia è inserita nel volume Riprendiamoci la luna (Di Felice edizioni, 10 euro, 58 pagine) l’antologia curata da Dante Marianacci,  si presenta così come un tentativo di difesa della luna romantica, la grande musa ispiratrice della poesia di tutti i tempi, o almeno questo lascia intendere l’ironico titolo. Del resto il tema della luna magica, da un lato sottolinea l’interesse che il cinquantenario dello sbarco ha creato nell'anno appena concluso, dall'altro protegge l’idea che in fondo la luna rimane ancora quella dei poeti, quella di Leopardi, citato all'inizio della prefazione, o quella di Ariosto che con una sua epigrafe dà inizio all'intero libro.

 

POESIE


A MIA MADRE


O madre mia
da te lontana e carica d’anni
ancora con occhi da bambina
ti rimiro incorniciata.
Quel giorno senza uguali
tenevi nel braccio bianchi garofani uniti a fronde verdi
ed indossavi la candida veste
lunga, in crespo, arricciata al petto
con lo scollo a punta,
snella la tua figura e serio il viso,
sui neri capelli ondulati
la corona di fiori d’arancio e il velo
scendeva fino a terra come vaporosa nuvola ai tuoi piedi.
Accanto a te mio padre
con l’abito scuro, la cravatta a farfalla, i guanti bianchi,
aveva gli occhi lucenti.


SULLA POESIA    

Scrivo per capire il mondo

e io;

ma se il mondo non mi aiuta

e io resto un mistero

per chi scrivo?

Forse per le rose

che non fanno domande;

a maggio

chi si fa rossa, chi gialla,

chi si sbianca.

Calamitarmi nei colori!

Rischio d’esistere,

m’arrendo.

16-5-2013


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Io quando scrivo sono in compagnia,

oggi ai versi di ieri aggiungo una parola

antica o nuova, cambio in variazioni                                          

mi piego, entro nei dettati dell’altrove,

ascolto, colmo d’umiltà le mie capriole

e lievito un pane di misericordia.

 

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Grazie o mio segno,

sia che di sottile o intemperata punta

continua tu la mia amicizia con la luce pura

nel sole o forse Dio

ritorna alla scrittura

nel domandarmi come mai, da quando,

torna alla sorgente,

già in quel mio primo incontro

il sole ruzzolando

si nascondeva nell'innevato monte.


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Va penna mia,

ti penso indifferente

e poi m’imbrigli, lascia,                                                     

la vera libertà vuole l’affido

non è poesia la mia,

ma una ricerca di chiarore,

io, fra le stelle sento padrone il sole

vicino nel luminoso fuoco

riverbera unicamente a me diretti raggi

consola e ripaga il mio bisogno di aprire varchi,

togliere barriere

e spalancarmi alla luce.

24-2-2010


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Se vuoi pubblicare un libro di poesie

non raccontare della nonna e della zia,

e lascia stare i Santi (soprattutto Dio),

sulla morte, solo vaghe allusioni,

e taci della politica le tue posizioni,

unisci un po’ di scetticismo, qualche indecisione,

un pizzico di stupore, un certo languore,

un alone di mistero, tanta passione;

scrivi con cognizione, evoluta forma

purché ispirata a questo e quello;

scrivi ciò che ti viene in mente

ma lascia nel computer

ciò che non interessa la gente;

siano i momenti tuoi segreta scaglia,

i tu per tu qui non c’entrano nulla;

prenditi tempo, e una raccomandazione:

solo testi brevi, potresti perdere il filo;

sia la tua verosimile poesia,

e se scrivi per conoscerti

e questo ti ruba troppo tempo

lascia al tempo il tempo di capire.


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 E la ricerca sulla parola che scava

e ci fa conoscere aspetti di noi stessi,

lo stile personale, la qualità del testo

che va oltre l’emozione del momento,

il passo avanti verso inusitati campi,

ma soprattutto le motivazioni profonde

che ci legano intimamente ai nostri scritti? 

Addio poesia.

3-2-2014


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Da “La parlatura parlate”

POETE DE NU JURNE O ‘NA MATINE


Poete de nu jurne o ‘na matine?

Ma che ne sacce i’ ddò sta lu vere.

Me vuje fa nnazzecà’ mo ca è la sere

da ‘na speranze che me fa sta meje.

Me vuje mannà a mme ddù righe scritte

a ccore a ccore, che ddice ca se so sìngere 

facce la cunuscenze nghe nu mistere

che m’addummanne se le vuje pe spose.

E me le pije, se nghe lu carre de ‘na vôte

porte pe dote ‘na scèrte de parole andiche,

da mette mmende a mme, pe famme dice

ca pe n’amore ma retrove a fa la poete.

E pazzijenne nghe lu girallà de la poesïe

setacce canije e ffiore a tutte l’ore, e le dinghe

a cumbà vende che le manne addò je pare

e chi la rcoje, la rcoje e nne le sperde.

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Cosa ho in comune con quelli

che di mestiere affermano essere poeti?

Forse la necessità

che ad un tratto mi prende

di riempire gli spazi sulla carta bianca

con parole che non userei ordinariamente

se non mi trovassi presa dal bisogno.

Non sono io che scrivo

ma è la scrittura che sola s’accende,

la mia, semplice come io sono,

un’anziana signora

che se avesse potuto seguire

altre vie, forse

oggi potrebbe dirsi altrimenti.

Non è rimpianto, ma costante

verità che tengo innanzi

per proseguire nei vicoli dei versi

prima che sia tardi.

Raccapezzare cosa ci sto a fare

in questo strambo mondo,

di quel che so e di come niente sono                                   

e di questo niente

finché avrò voce

parlar serenamente.

2009

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L’italiano

E’ palese, ho divorziato dall'inglese

l’interesse mio è rivolto altrove.

Ho una passione per quell'italiano

mio compagno delle elementari

rivisto tempo fa: mi ha folgorato.

Aspetto latino, niente invecchiato

vestito alla moda, ben adeguato.

Da allora ci siamo frequentati.

In sua compagnia ho gran diletto,

ogni sera a letto, nella buonanotte

si dà l’appuntamento nei miei sogni.

A casa mia, spesso scorda qualcosa,

la giacca, l’ombrello o il cappello.

Vuol mettere radici? Quando va via

mi lascia sola, assorta e pensierosa.

Vocabolario di sorprese nella tasca,

parole solite, capriolando rinnova,

le mette a cavallo a una gazzella, 

aleggia in luoghi chiusi a chiave

e scava solchi, alle mie domande

chiede lui pareri, allerta antenne,

di gente troppo seria è il seduttore.

Un’inglesina a volte gli rifila termini

sospetti - io capisco a volo, sono

gelosa, l’intrusa potrebbe adombrare

il nostro dire - ma lui nulla teme, 

ha spalle forti e modulata voce,

mai uguale, per certi versi originale,

per me è tutto da scoprire.

Quando incantata accolgo il dono

d’una parola nuova, senza pari,

curiosa ardo e più m’innamoro,

vorrei rinascere e ricominciare

compagni di scuola come allora.

2009


Ricostruzione storiografica: Elisabetta Mancinelli

e-mail: mancinellielisabetta@gmail.com



domenica 29 novembre 2020

LE FESTE DELL’AVVENTO IN ABRUZZO


l’avvento 2022 quest’anno comincia domenica 27  novembre e termina  giovedì  4 dicembre.


Dopo le varie celebrazioni legate alla commemorazione dei  defunti e alle feste dedicate a San Martino, caratterizzate dappertutto da momenti di spensieratezza, il ciclo dell’anno prosegue con i rituali del periodo dell’Avvento  in un crescendo di usanze, che culminano con la solennità del Natale che in Abruzzo, secondo i più autorevoli antropologi e studiosi del folklore (Finamore, Giancristofaro....) è  la più importante dopo la Pasqua.           
Le “ Tempora di Avvento” è un periodo di quattro settimane  che ha inizio a partire dalla domenica più vicina al 30 novembre. In questo mese, in attesa del tempo ciclico, che il mondo contadino  identifica con il rinnovamento della natura, si celebrano eventi festivi e particolari riti che assumono la funzione di attesa e di purificazione.



 UN SANTO NATALIZIO  SAN   NICOLA
Una  credenza che risale al Medioevo afferma che al nome di San Nicola è legata l'origine di Babbo Natale, figura mitica presente nel folklore di molte culture che distribuisce i doni ai bambini, di solito, la sera della vigilia di Natale.

Il  6 dicembre  si  celebra  a  Pollutri, un paese non  lontano da Vasto, San Nicola di Bari importante in Abruzzo in quanto protettore dei pastori transumanti. Una leggenda vuole che San Nicola sia arrivato in Abruzzo   attraverso il tratturo Magno o del Re (L’Aquila- Foggia).
Secondo un’arcaica tradizione il Santo, durante una terribile carestia, avrebbe salvato la gente di Pollutri, moltiplicando  un pugno di fave riuscendo così a sfamare tutti. Da allora, ogni anno a ricordo dell'avvenimento, la sera del 5 dicembre, data della morte del Santo, vengono allestiti sulla piazza principale del paese grandi calderoni in cui vengono lessate le fave che, al termine del rito della bollitura, vengono distribuite ai convenuti insieme alle ciambelle rituali, preparate nei giorni precedenti la festa.
S. Nicola di Bari, viene festeggiato anche  nella piccola comunità di Cansano e dalla vicina Campo di Giove che, per l'occasione, scendono alla “Pujetta”, cosi chiamata in quanto posta geograficamente più in basso rispetto a Campo di Giove per prendere le pagnotte benedette, che un tempo venivano "ammassate" per questa festa.  Le pagnottelle ancora oggi si ottengono con pasta di pane speziato con semi di anice che anticamente venivano stipate in grossi sacchi e portate nella chiesa di S. Nicola per essere benedette.
Nella chiesa era preparata una bilancia a due piatti sostenuta da una lunga catena pendente dal soffitto.
Il rito consisteva nel pesare prima la donna che offriva il pane  ma questo doveva pesare più  della donatrice. Dopo la messa le pagnottelle venivano distribuite a tutti i presenti, ai poveri e i malati.   Nei tempi antichi tutti i cansanesi, con la neve e col freddo intenso, salivano sul monte dove era situata la chiesa di S. Nicola per chiedere al Santo l'abbondanza nel raccolto e la protezione da ogni calamità.

 I “Fuochi” e il loro significato
E’ difficile ricostruire il significato originario di alcuni riti delle società arcaiche e uno di questi prevedeva come usanza accendere i fuochi, sia individualmente che in forme collettive.
Nell’antichità i fuochi erano considerati feste di rinnovamento, di buon auspicio e di purificazione per il nuovo ciclo del tempo e l’ Abruzzo conserva, nelle sue tradizioni, molte feste di “fuochi” soprattutto nel Tempo dell’Avvento. Nei secoli, con l’affermarsi del Cristianesimo, le feste popolari presentano una consistenza di elementi pagani e cattolici fusi fra loro e i fuochi della festa pagana, esercitano la loro funzione purificatrice, non solo per ottenere un buon raccolto, ma per mondare la comunità dai peccati, e in questo senso preparare un nuovo anno propizio. Diverse sono le festività che si celebrano con “I Fuochi” in Abruzzo  nel periodo dell’Avvento.
                                                 
 FESTA  DEI  FAUGNI  AD  ATRI
All' alba dell' 8 dicembre, ad Atri, in provincia di Teramo, si ripete l’ antichissima tradizione popolare  dei “Faugni” (dal latino "fauni ignis", cioè fuoco di Fauno). Nel paese l' originario rito pagano s'è mescolato a quello della festa cattolica per l' Immacolata Concezione di Maria: i Faugni sono apparsi per la prima volta nei riti religiosi nel 431 d.C. con il Concilio di Efeso”.
Riprendendo simbologie solari delle feste latine, i faugni nascono dalla fusione di una consuetudine pagana e contadina: infatti, un tempo, nelle campagne attorno ad Atri, i contadini accendevano dei fuochi, a fini propiziatori prima del solstizio d'inverno, in onore di Fauno, divinità pagana associata alla fertilità della terra, protettrice di pastori, greggi e agricoltura.
La sera del 7 dicembre il parroco della cattedrale benedice il falò che servirà all'accensione dei faugni all'alba del giorno dopo. Da questo magico rito deriva appunto la tradizione che consiste nell'accendere e portare in processione per la città alti fasci di canne legati da lacci vegetali. Il giro dei faugni per vie e piazze del centro storico di Atri, termina nella  piazza del Duomo, dove i fasci di canne ardenti bruciano in un grande falò.

 

                                                   

 "I favore"  

A  Collelongo (Aq)   vige ancora una antica tradizione, la sera del 7 dicembre, vigilia della festa dell'Immacolata, si accende in piazza un grande falò chiamato "I favore". Nella credenza popolare il falò ricorda  anche qui la luce dei fuochi che guidarono gli angeli che portarono la "Santa Casa" da Nazaret a Loreto. Intorno al falò viene distribuita polenta a tutti i presenti.




                         



  




                         Festa dell'Immacolata Concezione 8 dicembre




Un antico detto abruzzese così recita “Santa Maria Cuncette, a Natale diciassette” indicando che la festa dell’Immacolata Concezione da tempi remoti viene solennizzata dagli abruzzesi. In tutta la regione la sera del 7 dicembre si usa accendere grandi fuochi  “li fucaruni” in onore della Madonna che, secondo la tradizione religiosa, servono ad illuminare il cammino degli angeli che trasportano la Santa Casa di Nazareth a Loreto. Secondo le  simbologie consuetudini pagane e contadine i Fuochi  sono propiziatori di buon auspicio per il nuovo anno.





Anche a San Valentino (Pe)  si celebra  l’Immacolata Concezione. La festa si svolge nell' arco della mattinata con la celebrazione di solenni funzioni  nella chiesa di S. Donato dove è la statua della Madonna, segue una solenne processione per le vie del paese.  Nel corteo sfilano la grande Croce Celeste e la bandiera recante al centro un ricamo della corona della Madonna. Alla manifestazione prendono parte i componenti della Congrega dell'Immacolata Concezione e di Sant'Alfonso che per l'occasione indossano una particolare veste bianca e celeste (divisa della congrega). La festa ha termine nel  pomeriggio in piazza dove la banda musicale accompagna il tradizionale Ballo della Pupa: un fantoccio di cartapesta nel cui interno cavo si nasconde un uomo che lo fa camminare e ballare mentre esplodono i numerosi bengala e petardi che reca indosso.

 

                                                            FESTA DI SANTA LUCIA 

Anche Santa Lucia, protettrice della vista, nelle campagne viene celebrata con fuochi notturni rituali chiamati “faugni” che simboleggiano il bisogno umano di illuminare il giorno tradizionalmente considerato il più corto dell’anno prima del solstizio d’inverno. In passato  si accendevano i fuochi  non solo per festeggiare S. Lucia, ma anche  il 4 dicembre per S. Barbara, protettrice dei minatori ed artificieri oltre che per l’Immacolata ConcezioneLa festa cade il 13 Dicembre, data della morte di S. Lucia e  la celebrazione, in un giorno  ritenuto il più corto dell’anno, è dovuta probabilmente alla volontà di sostituire antiche feste popolari che celebravano la luce. Quindi sarebbe privo di fondamento l'episodio di Lucia che si strappa gli occhi, l'emblema degli occhi è invece da collegarsi con la devozione popolare che l'ha sempre invocata protettrice della vista a causa del suo nome, Lucia, da lux, luce.
 A  Prezza  paesino   della  conca Peligna, stazionò per un certo periodo il corpo di S. Lucia in viaggio verso Venezia per ordine del Doge Enrico Dandolo, subito dopo la fine delle crociate, per dare ad essa la definitiva sepoltura. Le spoglie della santa vennero affidate al Vescovo di Corfinio  il quale decise di custodirle nella fortezza prezzana. In paese si diffuse quindi il culto per Lucia e venne edificata nel 1200 circa una cappella votiva per i tanti pellegrini che vi si recavano. Nel  corso degli anni essa fu circondata da mura e venne costituita la nuova parrocchia a lei dedicata.
Oggi la chiesa si trova nel centro del paese e all'interno, in una nicchia, è collocata una preziosa statua lignea della fine del 1400 raffigurante S. Lucia.
Al mattino di ogni anno, il 13 dicembre al suono delle campane, i prezzani si recano prima in chiesa per la messa solenne e poi sfilano in  processione per le viuzze del borgo; le donne portano grandi ceste di ciambelle a forma di occhi da donare ai  portatori della statua di S. Lucia  e ai partecipanti al rito.
 
Anche a Torre de’ Passeri  Il 13 dicembre si celebra Santa Lucia, martire siracusana del Cristianesimo delle origini che  nel paese è venerata da secoli. In questo giorno la cittadina si anima di una serie di  appuntamenti religiosi e civili che ogni anno richiama la curiosità degli abitanti dei paesi limitrofi e di molti torresi emigrati all'estero che anticipano il ritorno in paese per le feste natalizie. Sin dalle cinque del mattino i botti di mortaretti e la musica della banda “Città d’Introdacqua” danno la sveglia a tutti i torresi. Nel pomeriggio una solenne Processione, preceduta dalla Santa Messa,  sfila tra le vie dell’antico centro e la  statua della Santa  viene  portata a spalla da quattro portatori, in un singolare corteo religioso, guidato dal parroco di Torre de’ Passeri, dal sindaco  e numerosi fedeli. Intorno alle 19, la tradizionale “Pupa”,  grande manufatto di cartapesta con le sembianze di donna,  viene fatto ballare da un ballerino che si cela nel suo interno, e, in un valzer di fuochi pirotecnici, si concludono i festeggiamenti.
Il Tempo dell’Avvento  è il tempo dell’Attesa  (dal latino “adventus”) che precede l’arrivo del Messia Salvatore secondo quanto profetizzato nell'Antico Testamento. Per i cattolici  ha un  doppio significato teologico: è  sì il tempo di preparazione al Natale ma anche il tempo  in cui gli spiriti si rivolgono all'attesa della seconda venuta di Cristo alla fine dei tempi, un periodo dunque di speranza e insieme di purificazione.


Ricostruzione storiografica di Elisabetta Mancinelli 
email: mancinellielisabetta@gmail.com     

sabato 31 ottobre 2020

HALLOWEEN

Il nome Halloween (in irlandese HallowE’en), deriva dalla forma contratta di AllHallows’ Eve, dove Hallow è la parola arcaica inglese che significa Santo: la vigilia di tutti i Santi. E’ una ricorrenza di origine celtica celebrata la sera del 31 ottobre. Caratteristica della festa è la simbologia legata alla morte e all'occulto, di cui è tipico il simbolo della zucca intagliata in faccia il più delle volte spaventosa e illuminata da una candela o una lampadina piazzata all'interno. I costumi e gli accessori sono macabri o spaventosi. L'usanza, molto influenzata dalle tradizioni statunitensi, si è diffusa in molti paesi del mondo e le sue manifestazioni sono molto varie: si passa dalle sfilate in costume ai giochi dei bambini, che girano di casa in casa recitando la formula ricattatoria del trick-or-treat (dolcetto o scherzetto). In generale il mondo cristiano è contrario alla festa di Halloween, ritenendo che il paganesimo, l'occulto, le pratiche ed i fenomeni culturali connessi siano incompatibili con la fede cristiana. Padre Gabriele Amorth, esorcista della diocesi cattolica di Roma, ha affermato che «festeggiare la festa di Halloween è rendere un osanna al diavolo, il quale, se adorato, anche soltanto per una notte, pensa di vantare dei diritti sulla persona. La festività di Halloween è tra le principali della cultura americana, ed è quella che vede il maggior investimento economico dei cittadini per le decorazioni della casa e l'acquisto di dolci. La "Parata di Halloween" si svolge ogni 31 ottobre a New York City, percorre l'intera Sixth Avenue e vede la partecipazione di circa 50.000 manifestanti in costume. Tra i più tipici elementi della festività americana vi sono le cosiddette candycorn, delle caramelle tricolore che assomigliano ad un chicco di mais. Il loro consumo vede un picco nel periodo di Halloween. In Italia, ad esempio, nel foggiano, si regalano delle calze ripiene di cioccolatini e caramelle ai bambini, che, appese vicino al letto, sono benedette la notte tra l’1 e il 2 novembre dagli spiriti dei familiari morti; in Abruzzo, a Serramonacesca, quando i bambini bussano alle porte, al "Chi è?" invece di rispondere "Dolcetto o scherzetto?" dicono “L'anime de le morte (le anime dei morti)”. 

 Alcuni costumi:

 

Filastrocca paurosa 

di Janna Carioli

Scuri  vampiri, occhi feroci,
maghi barbuti, orride voci.
Streghe nasone rimestan pozioni,
mostri tremendi a tutti i portoni.
Candele tremanti in zucche svuotate,
orchi, fantasmi e bacchette fatate.
Maschere brutte eppur divertenti
per spaventare amici e parenti
e fare scherzi in gran quantità
a chi dolcetti in casa non ha!

 

di Marzia Cabano

È una notte spaventosa
ma anche tanto spiritosa;
si va in giro a far scherzetti
poi si offrono dolcetti.
C’è la morte con la falce
che sul viso ha della calce;
c’è una strega tanto brutta
che nel cesto ha della frutta…
È una notte spiritosa
ma anche un poco spaventosa!


Streghe

di Shakespeare

Fuoco brucia, bolli  paiolo.
Occhio di tritone, dito di rana,
Pelo di nottola, lingua di cane,
Forca di vipera e punta d’orbetto,
Zampa di ramarro, ala di gufetto,
Per  una  fattura  che faccia male,
Bolli e ribolli brodo infernale.

Passi nel corridoio  

  di Corinne Albaut

Sento dei passi nel corridoio
ho un po’ paura è troppo buio.
Allora che faccio, vado a vedere
magari è un ladro venuto a rubare.
Forse un bandito, forse un furfante,
un malandrino, un losco brigante.
Che sia un alieno, un verde marziano
venuto su un disco da molto lontano?
Chissà chi è, mi chiedo, chissà…
No. E’ solo un gatto passato di là.

 

Le lucertole del cimitero di Renzo Pezzani

O  lucertole sui marmi
siete lì col batticuore.
Cos’avete da guardarmi,
creature del Signore

così attente, così mute,
verdi come foglie acute?

Se non foste spaurite
aprirei questo cancello
per sentire quel che dite,
per cercare mio fratello

che morì vent’anni or sono
così biondo e così buono.

Nel cantuccio più appartato
sopra il più deserto tumulo
poco più grande del cumulo
che la talpa fa nel prato,

c’è una croce tutta nera
con un’ala di lamiera.

Quella croce un po’ piegata,
senza un nome, mal connessa
così buia e faticata
parla ai morti e li confessa;

li regala d’un sorriso
mentre vanno in Paradiso.

O lucertole in pensiero
che godete il sol sui marmi,
cos’avete da guardarmi?
Son qui forse un forestiero

se ci dorme mio fratello
così biondo e così bello?



Ricostruzione storiografica, Elisabetta Mancinelli.
e-mail: mancinellielisabetta@gmail.com

domenica 4 ottobre 2020

MARIA LUISA TORLONTANO: un’artista che nei suoi dipinti evoca suggestive atmosfere mediante un cromatismo vivo e luminoso per allontanare le ansie e le paure del mondo.

Nata a Pescara, dove vive e lavora. Diplomata al Liceo artistico di Pescara, ha frequentato l’Accademia  di Belle Arti a Firenze e a Roma, dove ha conseguito il diploma in Scenografia. E’ stata docente di educazione artistica e disegno in Abruzzo e nelle Marche. L’ artista, originale interprete della sua terra, tra sogno e realtà ripercorre con emozione sempre rinnovata la storia d’Abruzzo, dai resti archeologici, alle chiese, alle architetture del passato e alle costruzioni moderne e crea suggestive atmosfere in ritmate armonie cromatiche.  Dal 2000 ha intensificato la sua attività artistica; ha partecipato a numerosi concorsi  nazionali e rassegne d’arte contemporanea con premi e segnalazioni di merito. Nel 2000 è stata invitata dall'Università “G. d’Annunzio di Chieti alla collettiva di pittori abruzzesi.  Alcune sue opere sono conservate a Pescara presso il Comune, la Provincia ed il Museo delle Genti d’Abruzzo. 

L’artista ha al suo attivo numerose mostre personali collettive e rassegne d’arte. 

Nel 2007 a Guardiagrele presso il palazzo dell’artigianato artistico abruzzese, ottenendo consensi di pubblico e critica. Nel 2013 ha partecipato a Monreale  al “Premio Internazionale della Pace nel  mondo", nel 2014 a Firenze al “Premio Michelangelo" presso la Galleria Gadarte, sempre nel  2014 a Roma al "Premio Capitolium" nella Galleria Agostiniana in piazza del Popolo.  Tra gli eventi espositivi più significativi la mostra personale dal titolo “Abruzzo nel tempo: dalla preistoria all'età moderna visioni pittoriche “promossa presso l’Archivio di Stato di Pescara, nell'ambito del progetto “Archivi e storia dai documenti scritti ai documenti dipinti”. Inoltre mostre personali nel 2008 a Pescara al Teatro d’Annunzio  e al Museo delle genti d’Abruzzo e al Palazzo Sirena a Francavilla al mare .     

RECENSIONI  

Dell’artista  hanno scritto i critici d’arte e giornalisti : Alfredo Barbagallo, Anna Francesca  Biondolillo, Maria Fedoni, Dino Marasà, Mario Meozzi, Luciana Pasquini, Barbara Righetti, Sandro Serradifaco, Paolo Levi e lei stessa Anna Maria Torlontano che così dice per descrivere le sue opere: 

" ….. Paesaggi  naturali o trasformati dall'uomo si presentano come visioni poiché il dato reale è trasfigurato dalla magia dei colori brillanti e luminosi che si traducono in armoniose sinfonie cromatiche. I dipinti di immediata percezione, comunicano poetici stati d’animo. Con uno stile figurativo sintetico, in spazi e tempi diversificati, il paesaggio e la figura umana vengono filtrati dalle emozioni e assumono un significato simbolico". 

OPERE DELL'ARTISTA




Ricostruzione storiografica Elisabetta Mancinelli

e-mail: mancinellielisabetta@gmail.com