Caterina Franchetta, nata a Pescara durante la guerra, ha vissuto la prima giovinezza tra il mare e la campagna. Ha iniziato a lavorare come impiegata giovanissima, prima a Pescara, poi a Teramo e dal 1970 a Reggio Emilia. Computista commerciale, impiegata alla Monti di Pescara, e poi all’ENEL.
Per oltre un decennio ha curato con passione un’associazione di anziani: l’ANSE in attività culturali, ricreative e assistenziali (mostre fotografiche, viaggi, pranzi, interviste, anche un concorso di poesia ecc).
Ha partecipato a moltissimi eventi con i poeti della Settembrata Abruzzese, associazione fondata nel 1952, in particolare dal 2015 è presente alle varie edizioni della Via Crucis organizzate dalla stessa associazione.
Dal 2009 ha iniziato a scrivere poesie e non ha più smesso. Da sempre appassionata della parola, partecipa attivamente a reading poetici e si mette in gioco ai Poetry Slam con suoi testi in lingua e in vernacolo abruzzese. Ha partecipato a Montesilvano all'ultima edizione 2020: “E lasciatemi divertire”, dal Futurismo al Poetry Slam per il progetto “P/Ponti di Parole”: quattro pomeriggi di letteratura che ci muove! Si inizia con “E lasciatemi divertire… dal futurismo al Poetry slam” ovvero dalle avanguardie letterarie e artistiche del primo ‘900 fino alle ultime tendenze di poesia performativa.L’evento è inserito nell'ambito di “Voltapagine fest – letteratura e nuove generazioni” un progetto di promozione della letteratura, organizzato da Ooops! (scuola di scrittura e narrazione).
Nel 2018 ha pubblicato una raccolta di poesie in vernacolo “La parlatura parlate” corredata da un cd dove la poetessa dichiara:
"ho riunito venticinque poesie scritte dopo il mio ritorno in Abruzzo, avvenuto dopo quarant’anni di permanenza a Reggio Emilia, terra dalle nordiche radici. Per me è stato come un cammino nel passato strutturato all’insegna del cambiamento di oggi, dove io stessa sono la storia che si racconta nei fogli, volanti come i pensieri stampati che l’hanno generata, racchiusi in copertine ritagliate da una vecchia coperta di lana di pecora abruzzese e legati dal filo di lana della memoria. Un progetto particolare che esula dalla normale stampa fredda di un comune libro tipografico. Ogni opera è diversa l’una dall’altra ed è personalizzata, ricamata su misura con l’animo e lo spirito che hanno ispirato i testi scritti e il prodotto finito è una specie di opera d’arte dove il contenitore contiene copertina, fogli e fil di lana, a loro volta aperti al cammino nel futuro. Un’ edizione vissuta in un concerto di più mani, chi taglia la coperta e chi la cuce, chi chiede alla parola – come ti scrivi? – E chi ascolta la mia voce con l’interesse di una prima”.
Nel 2019 durante il corso di poesia alla Scuola Macondo ha realizzato la raccolta in vernacolo “L’urganette de lu tembe” e partecipato con le sue poesie all'antologia “Presentosi”.
Classificata in numerosi concorsi letterari, i suoi scritti sono inseriti in varie antologie.Tra i Tanti premi va ricordato il Premio speciale della giuria alla IX edizione del Premio letterario nazionale d’Annunzio a Città Sant’Angelo.
Una sua poesia è inserita nel volume “Riprendiamoci la luna” (Di Felice edizioni, 10 euro, 58 pagine) l’antologia curata da Dante Marianacci, si presenta così come un tentativo di difesa della luna romantica, la grande musa ispiratrice della poesia di tutti i tempi, o almeno questo lascia intendere l’ironico titolo. Del resto il tema della luna magica, da un lato sottolinea l’interesse che il cinquantenario dello sbarco ha creato nell'anno appena concluso, dall'altro protegge l’idea che in fondo la luna rimane ancora quella dei poeti, quella di Leopardi, citato all'inizio della prefazione, o quella di Ariosto che con una sua epigrafe dà inizio all'intero libro.
POESIE
A MIA MADRE
O madre mia
da te lontana e carica d’anni
ancora con occhi da bambina
ti rimiro incorniciata.
Quel giorno senza uguali
tenevi nel braccio bianchi garofani uniti a fronde verdi
ed indossavi la candida veste
lunga, in crespo, arricciata al petto
con lo scollo a punta,
snella la tua figura e serio il viso,
sui neri capelli ondulati
la corona di fiori d’arancio e il velo
scendeva fino a terra come vaporosa nuvola ai tuoi piedi.
Accanto a te mio padre
con l’abito scuro, la cravatta a farfalla, i guanti bianchi,
aveva gli occhi lucenti.
SULLA POESIA
Scrivo per capire il mondo
e io;
ma se il mondo non mi aiuta
e io resto un mistero
per chi scrivo?
Forse per le rose
che non fanno domande;
a maggio
chi si fa rossa, chi gialla,
chi si sbianca.
Calamitarmi nei colori!
Rischio d’esistere,
m’arrendo.
16-5-2013
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Io quando scrivo sono in compagnia,
oggi ai versi di ieri aggiungo una parola
antica o nuova, cambio in variazioni
mi piego, entro nei dettati dell’altrove,
ascolto, colmo d’umiltà le mie capriole
e lievito un pane di misericordia.
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Grazie o mio segno,
sia che di sottile o intemperata punta
continua tu la mia amicizia con la luce pura
nel sole o forse Dio
ritorna alla scrittura
nel domandarmi come mai, da quando,
torna alla sorgente,
già in quel mio primo incontro
il sole ruzzolando
si nascondeva nell'innevato monte.
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Va penna mia,
ti penso indifferente
e poi m’imbrigli, lascia,
la vera libertà vuole l’affido
non è poesia la mia,
ma una ricerca di chiarore,
io, fra le stelle sento padrone il sole
vicino nel luminoso fuoco
riverbera unicamente a me diretti raggi
consola e ripaga il mio bisogno di aprire varchi,
togliere barriere
e spalancarmi alla luce.
24-2-2010
Se vuoi pubblicare un libro di poesie
non raccontare della nonna e della zia,
e lascia stare i Santi (soprattutto Dio),
sulla morte, solo vaghe allusioni,
e taci della politica le tue posizioni,
unisci un po’ di scetticismo, qualche indecisione,
un pizzico di stupore, un certo languore,
un alone di mistero, tanta passione;
scrivi con cognizione, evoluta forma
purché ispirata a questo e quello;
scrivi ciò che ti viene in mente
ma lascia nel computer
ciò che non interessa la gente;
siano i momenti tuoi segreta scaglia,
i tu per tu qui non c’entrano nulla;
prenditi tempo, e una raccomandazione:
solo testi brevi, potresti perdere il filo;
sia la tua verosimile poesia,
e se scrivi per conoscerti
e questo ti ruba troppo tempo
lascia al tempo il tempo di capire.
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E la ricerca sulla parola che scava
e ci fa conoscere aspetti di noi stessi,
lo stile personale, la qualità del testo
che va oltre l’emozione del momento,
il passo avanti verso inusitati campi,
ma soprattutto le motivazioni profonde
che ci legano intimamente ai nostri scritti?
Addio poesia.
3-2-2014
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Da “La parlatura parlate”
POETE DE NU JURNE O ‘NA MATINE
Poete de nu jurne o ‘na
matine?
Ma che ne sacce i’ ddò sta
lu vere.
Me vuje fa nnazzecà’ mo ca è
la sere
da ‘na speranze che me fa
sta meje.
Me vuje mannà a mme ddù righe scritte
a ccore a ccore, che ddice ca se so
sìngere
facce la cunuscenze nghe nu mistere
che m’addummanne se le vuje pe spose.
E me le pije, se nghe lu
carre de ‘na vôte
porte pe dote ‘na scèrte de
parole andiche,
da mette mmende a mme, pe
famme dice
ca pe n’amore ma retrove a fa
la poete.
E pazzijenne nghe lu girallà de la poesïe
setacce canije e ffiore a tutte l’ore, e
le dinghe
a cumbà vende che le manne addò je pare
e chi la rcoje, la rcoje e nne le sperde.
*******
Cosa
ho in comune con quelli
che di mestiere
affermano essere poeti?
Forse
la necessità
che ad un tratto mi
prende
di riempire gli spazi
sulla carta bianca
con parole che non
userei ordinariamente
se non mi trovassi presa dal bisogno.
Non
sono io che scrivo
ma è la scrittura che
sola s’accende,
la mia, semplice come
io sono,
un’anziana signora
che se avesse potuto
seguire
altre vie, forse
oggi potrebbe dirsi
altrimenti.
Non
è rimpianto, ma costante
verità che tengo
innanzi
per proseguire nei
vicoli dei versi
prima che sia tardi.
Raccapezzare
cosa ci sto a fare
in questo strambo
mondo,
di quel che so e di
come niente sono
e di questo niente
finché avrò voce
parlar serenamente.
2009
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L’italiano
E’ palese, ho
divorziato
l’interesse mio è rivolto altrove.
Ho una passione per
mio compagno delle
elementari
rivisto tempo fa: mi
ha folgorato.
Aspetto latino, niente
invecchiato
vestito alla moda, ben
adeguato.
Da allora ci siamo frequentati.
In sua compagnia ho
gran diletto,
ogni sera a letto,
nella buonanotte
si dà l’appuntamento
nei miei sogni.
A casa mia, spesso
scorda qualcosa,
la giacca, l’ombrello
o il cappello.
Vuol mettere radici?
Quando va via
mi lascia sola, assorta e pensierosa.
Vocabolario di
sorprese nella tasca,
parole solite,
capriolando rinnova,
le mette a cavallo a
una gazzella,
aleggia in luoghi
chiusi a chiave
e scava solchi, alle
mie domande
chiede lui pareri,
allerta antenne,
di gente troppo seria è il seduttore.
Un’inglesina a volte
gli rifila termini
sospetti - io capisco
a volo, sono
gelosa, l’intrusa
potrebbe adombrare
il nostro dire - ma
lui nulla teme,
ha spalle forti e
modulata voce,
mai uguale, per certi
versi originale,
per me è tutto da scoprire.
Quando incantata
accolgo il dono
d’una parola nuova,
senza pari,
curiosa ardo e più
m’innamoro,
vorrei rinascere e
ricominciare
compagni di scuola come allora.
2009
Ricostruzione storiografica: Elisabetta Mancinelli
e-mail: mancinellielisabetta@gmail.com
Brava Elisabetta!!!
RispondiEliminaGrazie mille amica
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