Grande fu presso i
Greci l’amore per la poesia, oltre al canto solenne dei poemi omerici, anche le voci individuali
a volte segrete dei poeti lirici ci rivelano un nuovo panorama di anime.
Apollo, le Muse, le Grazie erano le divinità che le suggerivano, ad
esse il poeta si rivolgeva perché gliene facessero dono. E’ la Divina serenità della poesia.
Riportiamo versi dolci e suggestivi e di alcuni lirici
greci.
LIRA DIVINA
Orsù lira divina,
tu parla,
sii tu la mia voce
Per la gioia delle
mie compagne
questi canti
con bella voce io
voglio cantare.
SAFFO
DANZE NOTTURNE
Piena sorgeva la luna;
e intorno all’ara le fanciulle stettero.
Intorno all’amabil ara
le fanciulle cretesi, in cadenza.
coi molli piedi danzavano,
leggermente sul tenero fiore
dell’erba movendo
SAFFO
IL GIARDINO DI AFRODITE
Un boschetto di meli; su gli altari
bruciano incensi.
Mormora fresca l’acqua tra i rami
tacitamente; tutto il luogo è ombrato
di rose.
Stormiscono le fronde e ne discende
un molle sonno.
E di fiori di loto come a festa
fiorito è il prato;
esalano gli aneti
sapore di miele.
SAFFO
Ma vicino a tanta serenità e dolcezza d’immagini si levano
anche gli sdegni di improvvise passioni e le inquietudini dolorose della vita.
A ME NON DA’ QUIETE
Poi che raramente la Musa
allieta soltanto, ma
rievoca
ogni cosa distrutta:
a me non dà quiete il dolce
sonante flauto dalle molte voci
quando comincia soavissimi canti.
STESICORO
Vorrei morire: altro rimedio
non ho da questa pena.
ANACREONTE
Ahimè, non più,
vergini di dolce voce,
vergini di dolce canto,
non più le ginocchia mi portano.
Oh, se cerilo cerilo fossi,
che sopra il fiore dell’onda marina
vola tra mezzo le alcioni.
cuore tranquillo, penne
cangianti al color dell’acqua,
nunzio di primavera.
ALCMANE
TIMORE DELL’ADE
Biancheggiano già le mie tempie
e calvo è il capo;
la cara giovinezza non è più,
e devastati sono i denti.
Della dolce vita
ormai
mi resta breve tempo.
E spesso mi lamento
per timore del Tartaro .
Tremendo è l’abisso dell’Ade
e inesorabile la sua
discesa:
perché chi vi precipita
è legge che più non risalga.
ANACREONTE
Molto ho sofferto.
Sopra il mio capo,
sopra il mio petto canuto,
versa profumi.
ALCEO
Ricerca storiografica di Elisabetta Mancinelli
email: mancinellielisabetta@gmail.com
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