All'inizio dell'ottavo secolo le incursioni dei Saraceni e dei Turchi lungo le coste d'Italia erano molto frequenti e hanno lasciato tracce dovunque con incendi, cristiani fatti prigionieri e resi schiavi per essere venduti.
Risalivano i corsi dei fiumi e penetravano anche nelle zone interne.
A testimonianza di ciò restano le numerose torri di avvistamento costruite lungo il litorale e molte tradizioni e leggende che la letteratura popolare narra per testimoniare l’antagonismo tra arabi e cristiani.
I termini turco e saraceno per l’immaginario popolare erano sinonimi di peccatore e uomo spietato.
Da circa quattro secoli a Villamagna, il 13 luglio si rinnova la vicenda dei Saraceni che, sbarcati furtivamente sulle coste del vicino Adriatico, si spinsero lungo la Valle del Foro per assediare il paese ma furono fermati da Santa Margherita, patrona del luogo.
La festa in suo onore ha una tradizione molto antica, non c'è persona in paese che non sappia qualcosa in merito.
Una cerimonia dunque dal grande valore simbolico proprio di qualsiasi festa popolare che non si preoccupa di ricostruire meticolosamente la ricostruzione storica, ma che proprio per questa sua ingenuità, rende la festa per Santa Margherita in Villamagna una delle più significative tra il vasto repertorio delle tradizioni Abruzzesi.
Nel piccolo centro infatti, si rivive ogni anno il miracolo operato dall'amata protettrice.
Margherita, nativa della Bisidia (Asia minore) è sempre viva nella storia e nella fantasia dei villamagnesi che, nel lontano 1566, salvò il popolo del paese dai Saraceni.
Questi, guidati da Pialy Pascià, dopo aver firmato un armistizio con il duca di Calabria (figlio di Ferdinando d'Aragona, si erano diretti dapprima con scarsi risultati verso le isole Tremiti e poi sulle coste abruzzesi mettendo a ferro e fuoco Ortona, Francavilla e la badia di Santo Stefano sul fiume Sinello.
Si diressero poi verso i sobborghi del paese e qui avvenne il miracolo.
La rappresentazione di questo miracolo di Santa Margherita, organizzata dal Comune di Villamagna e dalla Pro Loco, in collaborazione con le associazioni locali, ogni anno ricostruisce, in un'ora circa, tutte le fasi di quell'assedio.
La mattina del 13 luglio, dopo le cerimonie religiose e la processione durante la quale la statua di Santa Margherita attraversa le strade del centro, viene rappresentata la battaglia.
Un gruppo di giovani vestiti alla turca armati di lance , alcuni a cavallo altri a piedi marciano mimando una incursione mentre un drappello di tre soldati, mandato in avanscoperta, si trova improvvisamente davanti una misteriosa ragazza che li prega di desistere dai loro propositi distruttivi e poi sparisce.
Ma i Saraceni vengono rincuorati dal comandante che li incita a proseguire, fatta poca strada ecco che la fanciulla misteriosamente riappare e li esorta di nuovo a tornare indietro.
I Saraceni decidono lo stesso di sferrare l’ultimo attacco, ma si trovano davanti una trave incandescente che sbarra loro il passo, mentre la fanciulla riapparsa di nuovo oltre il fuoco li ammonisce severamente.
I belligeranti sconvolti indietreggiano fino alla località la Croce dove decidono di rinunciare all’assedio e al saccheggio e di entrare a Villamagna da amici.
Avanzano fino alla chiesa dove la popolazione è raccolta in preghiera davanti alla statua della santa in cui riconoscono la fanciulla misteriosa e il capitano le dona il suo pennacchio tempestato di gemme.
La rappresentazione si conclude con la conversione dei saraceni a cui vengono offerti dolci e vino, mentre la Santa viene omaggiata da fanciulle recanti in testa cesti ricolmi di spighe di grano ornate di rami di basilico, fiori e ciambelle.
Queste offerte richiamano alle feste agrarie di ringraziamento di cui fanno spesso menzione i folcloristi del secolo scorso.
Questa suggestiva rievocazione sarà celebrata nel paese anche quest’anno.
Il paese, ogni anno il 13 luglio, torna ad essere assediato dai Saraceni.
A mezzogiorno in punto, si tiene la memoria liturgica di Santa Margherita vergine e martire, come vuole la tradizione Villamagna torna infatti a combattere contro i Saraceni.
In ricordo della salvezza dalle orde turche di Pialì Pascià che nel 1566, dopo aver saccheggiato le coste abruzzesi, si accingeva a depredare anche i centri dell'entroterra.
La rappresentazione del miracolo di Santa Margherita, organizzata dal Comune di Villamagna e dalla Pro Loco, in collaborazione con le associazioni locali, ricostruisce, in un'ora circa, tutte le fasi di quell'assedio.
Il tutto inizia con i Saraceni accampati nei dintorni di Villamagna: prima di attuare il loro piano di devastazione, i turchi mandano in avanscoperta un drappello con a capo tre uomini scelti per spiare se il paese è protetto da una guarnigione e preparare quindi l'attacco.
Giunti nei sobborghi della cittadina, mentre i tre scrutano la zona, improvvisamente appare una fanciulla che sbarra a loro il passo.
Dopo averli intimoriti, la misteriosa apparizione sparisce.
I soldati che accompagnavano il drappello si arrestano sconcertati, ma non ne vogliono sapere di rinunciare all'assedio.
I Saraceni decidono di far intervenire comunque il grosso della truppa la Provvidenza però inverte le sorti della battaglia e si grida al miracolo, mentre i turchi si convertono al cristianesimo.
di Elisabetta Mancinelli
e mail: mancinellielisabetta@gmail.com
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