giovedì 12 dicembre 2019

LA STORIA DEL PARROZZO


                                             
Il Parrozzo nasce ed affonda le sue origini nella società agricola. Era un antico pane delle mense contadine che, i pastori abruzzesi ricavavano dalla meno pregiata farina di mais, veniva poi cotto nel forno a legna. Nacque come dolce natalizio negli anni Venti per iniziativa del pescarese Luigi D’Amico titolare di un caffè del centro che  ebbe l’idea di renderlo dolce e di produrlo nel suo laboratorio, rielaborando la ricetta senza stravolgerne le caratteristiche originali, infatti s’ispirò all’antico pane delle mense contadine utilizzando anche uno stampo a forma di cupola che ricordasse appunto le pagnotte contadine.
Il Parrozzo fu ideato e preparato per la prima volta  nel 1919 da Luigi D’Amico amico di D’Annunzio,  il quale volle dare forma d’arte ad una trasposizione dolciaria di un’antica ricetta  abruzzese fatta col latte delle greggi profumato di timo e di menta  insieme alle mandorle della montagna:  un pane rustico  detto “Pan rozzo”: pagnotta semisferica che veniva preparata dai contadini con il granoturco e destinata ad essere conservata per molti giorni. D’Amico, ispirato dalle forme e dai colori di questo pane e facendo rimanere la forma inalterata, aveva riprodotto il giallo del granturco con quello delle uova e aveva adoperato una copertura di finissimo cioccolato per imitare lo scuro delle bruciacchiature caratteristiche della cottura nel forno a legna.
La prima persona alla quale Luigi D’Amico fece assaggiare il Parrozzo fu Gabriele d'Annunzio glielo inviò a Gardone, il 27 settembre unitamente ad una lettera

“Illustre Maestro questo Parrozzo – il Pan rozzo d’Abruzzo – vi viene da me offerto con un piccolo nome legato alla vostra e alla mia giovinezza”. 
Il dolce trovò ampio consenso da parte del poeta  che, dopo averlo assaggiato,  scrisse a D’Amico  questo  sonetto dialettale in sua lode.
“È   tante ‘bbone   stu   parrozze  nov e  che  pare  na  pazzie de San Ciattè,  c’avesse  messe a su gran forne   la terre lavorata  da  lu  bbove, la terre grasse e lustre                           che se  coce e che  dovente a poche a poche chiù doce de qualunque  cosa  doce. 
Benedette  D’Amiche  e San Ciattè …”   

Sulla scatola, a ricordare le nobili origini del Parrozzo  letterario, compaiono i versi scritti dal poeta pescarese: “Dice Dante che là da Tagliacozzo,/ ove senz’arme visse il vecchio Alardo,/ Curradino avrie vinto quel leccardo/ se abbuto avesse usbergo di Parrozzo”. Correva l’anno 1927.



Ricostruzione storiografica: Elisabetta Mancinelli
e-mail: mancinellielisabetta@gmail.com

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