Giovanna Guardiani è un’insegnante nata a Sanremo ma abruzzese di famiglia; vive a Pescara da molti anni. Ama leggere e i libri che predilige sono quelli riguardanti pedagogia, psicologia e spiritualità e da alcuni anni si è particolarmente avvicinata al mondo orientale. La scrittura per la Giovanna è un piacere e una professione, requisiti cui risponde con la delicatezza del suo tratto e la cura per la forma e il contenuto.
Nell’ottobre
2013 pubblica il suo secondo libro di forte impatto emozionale:
“Tachea” in cui la
protagonista, una simpatica settantacinquenne, donna ormai
affrancata da tutto ciò che la società attuale impone, si sente
finalmente libera di vivere secondo i suoi ritmi, di esprimere
quello che pensa
e attraverso la danza dei silenzi e delle parole, di evidenziare la
presenza dell’amore intorno a lei.
“COME SALVARSI LA VITA” (ed. Nulla Die):
“Come salvarsi la vita”: l’opera terza della scrittrice Giovanna Guardiani: presentato al Rosadonna nel 2014, è una storia intensa e profonda nella quale la protagonista, Sofì, dialoga con se stessa e con gli altri cercando risposte a quei problemi della vita quotidiana di fronte ai quali si è spesso come nudi, con il rischio di venirne soffocati. Una sorta di viaggio tra ricordi che coinvolgono e arricchiscono l’anima, esperienze dolorose e la via d’uscita: la “Bellezza” dell’arte che allieta e solleva ogni essere umano che scoprirà la grande potenzialità del vivere che nonostante tutto è meraviglioso un dono per tutti.
L’autrice affronta il tema dell’abbandono e della terribile spirale che ti avvolge come un tunnel e non ti lascia più il respiro, ti distrugge emotivamente portandoti alla soglia della disperazione. Dopo il terribile impatto iniziale un pensiero viene a salvarla: “Come mi salvo? Come salvo la mia vita?”
L’interrogativo
martella i suoi giorni, le sue ore, la sua vita. Un pozzo nero allo
stomaco la fa scivolare sempre più giù. Continua tuttavia a
percorrere il suo cammino quotidiano: l’amicizia, l’impatto provvidenziale con il suo computer: Mimì, il lavoro di insegnante
che cura come cura i bimbi che non lascia a scuola ma porta con sé
nel suo cuore soprattutto quelli più difficili quelli sprovveduti
che hanno bisogno che si indichi loro la via da percorrere.
La
narrazione, accurata ma diretta, si dipana attraverso una sorta di
monologo interiore che abbraccia la realtà nascosta di
Sofì senza mai separarla dal suo vissuto personale e
affronta
anche temi umani e sociali di grande rilevanza, il potere, la natura,
il pensiero.
L’autrice infine risponde per sé all’interrogativo
che è guida dell’intero romanzo, una risposta di
coraggio a non arrendersi e perdersi. Ci
si può salvare la vita? Certo che sì, “se si vuole vivere e
non sopravvivere soltanto” come Oscar Wilde affermava.
Recensione a cura di Elisabetta Mancinelli
e-mail: mancinellielisabetta@gmail.com
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