La cittadina di Tortoreto in Abruzzo è ricca di storia ed arte. Il ritrovamento di resti di villaggi abitativi e di resti di sepolture dà prova del fatto che il territorio di Tortoreto era sicuramente abitato sin dal V millennio a.C. Le sue origini tuttavia risalgono all'epoca romana per un fenomeno di migrazione degli abitanti della costa verso la collina, per rifugiarsi dai pericoli delle aggressioni nasce la "Castrum Salini" di cui parla Plinio II il Vecchio. Salendo dal Lido verso Tortoreto Alta, ai piedi della collina, lungo la strada provinciale, nella zona denominata "muracche" sono venuti alla luce ruderi di una villa di età romana che certamente non è l'unica nella fascia collinare. All'epoca il mare arrivava a lambire la collina e dunque si trattava di una vera e propria villa con vista sul mare con il pavimento a mosaico ed una parte retrostante riservata alle attività agricole. Altre testimonianze di epoca romana sono state individuate nel territorio comunale in contrada Terrabianca : cisterne per la raccolta di acqua piovana e una necropoli e vari oggetti di uso quotidiano quali anfore, monete ed utensili.
Terravecchia rappresenta il nucleo più antico di Tortoreto, ricostruita, con ogni probabilità, sulle rovine di “Castrum Salini”, divenne un castello fortificato con il ponte levatoio (del quale rimangono le feritoie nella parte anteriore della Torre dell’Orologio), le mura, le torri, i cunicoli sotterranei ed i palazzi del feudatario, le chiese e le abitazioni dei nobili.
Terranova era il castello nuovo con poche porte di accesso, i torrioni agli angoli della città per la difesa e le rue strette per destinare maggiore spazio alle abitazioni.
Un gioiello pittorico: La Cappella della Madonna della Misericordia.
Il piccolo borgo di Tortoreto alta, dall’aspetto medioevale, custodisce un autentico gioiello pittorico rinascimentale: la cappella della Madonna della Misericordia: un oratorio, a breve distanza dalla chiesa parrocchiale del paese dedicata a San Nicola di Bari. È il monumento più pregevole della cittadina. Esempio di pittura marchigiana del ’500 in Abruzzo, la cappella della Madonna della Misericordia fu forse eretta, secondo una tradizione locale, nella prima metà del XIV secolo dopo la terribile peste nera che decimò la popolazione europea nel 1348, menzionata anche dal Boccaccio nel Decamerone. Fu edificata come ringraziamento alla Madonna per aver liberato Tortoreto dalla tremenda epidemia, ma la storica Magnanimi la assegna ai primi decenni del XVI secolo: la sua ipotesi tutta rinascimentale sarebbe confermata dall’impianto geometrico della cappella più orientato verso un gusto cinquecentesco.
La cappella ebbe nei secoli un’importanza fondamentale non solo per i tortoretesi ma anche per i pellegrini e gli abitanti dei paesi vicini. Questo viene è documentato da un’altra pestilenza del 1527 e da quanto riferitoci da Vincenzo Bindi ( Monumenti storici e artistici degli Abruzzi, II, Napoli 1889) : “A Santa Maria della Misericordia ricorsero in tale congiuntura tristissima (peste del 1348) i fedeli, e Campli, Teramo, Bellante, Forcella alla celeste Diva innalzarono templi, con confraternite, ospedali ed opere di carità; e tra questi templi, il più cospicuo fu quello di Tortoreto, che manteneva a sue spese un Ospedale e stipendiava dieci cappellani”. Il vicino ospedale era gestito dalla confraternita di Santa Maria della Misericordia e probabilmente tale struttura assistenziale esisteva ancora agli inizi del XIX secolo.
Lungo le pareti laterali, a partire da sinistra, nella prima campata compare una lacunosa Orazione di Cristo nell’Orto degli Ulivi, seguita dall’episodio della Cattura di Cristo; nella doppia lunetta della controfacciata sono raffigurati Cristo davanti a Caifa e la Flagellazione, mentre in quella contigua troviamo l’Incoronazione di spine, un Ecce Homo e un piccolo riquadro con la Salita al Calvario. Il carattere drammatico degli episodi rappresentati e il colore, sobrio ma elegante, mette ben in risalto gli incarnati dei volti e delle mani dei personaggi sacri con naturalezza, armonia e fusione di tinte cromatiche. La disposizione delle figure è così voluta per accentuare il pathos e la carica emotiva nei confronti dei fedeli. Nella parete destra compaiono , una splendida Natività, molto vicina per caratteristiche e influssi pittorici alla pittura umbra, con particolare riferimento a Pinturicchio, una Santa Caterina d’Alessandria, riconoscibile dalla grande ruota dentata postale accanto (strumento del suo martirio) , e un San Rocco di Montpellier : la presenza di questo pellegrino francese del XIV secolo, all’interno della cappella, è strettamente connessa al culto della Madonna della Misericordia, che assieme al santo e a San Sebastiano è invocata come protettrice contro la peste e le epidemie. Nella parete sinistra troviamo ancora un San Rocco, una bellissima Madonna della Misericordia di gusto e stile raffinatissimo che si avvicina a quello tardogotico; ai suoi piedi sono rappresentati i confratelli incappucciati, soci del pio sodalizio a lei dedicato, un Sant’Antonio di Padova e un San Giobbe, patrono dei lebbrosi e simbolo della futura risurrezione dei corpi.
Nel grande spazio absidale, quasi come in un grande trittico, sono rappresentati i tre episodi conclusivi della Passione: l’Inchiodatura di Cristo alla croce, il Calvario con l’Addolorata, San Giovanni, le pie donne e San Francesco d’Assisi e la Deposizione. Il Calvario offre un presunto scorcio panoramico di Tortoreto Alta (come si presentava all’epoca del Bonfini), nel quale si riconoscono i campanili, le mura difensive e le porte della cittadina che si staglia sullo sfondo del retrostante mar Adriatico. I tre affreschi si presentano come scenografiche macchine teatrali: la staticità della Crocifissione si contrappone alle dinamiche e coinvolgenti scene laterali, che inducono chi guarda ad un raccoglimento mistico. In alto, nella calotta absidale, sei angeli recano i simboli della Passione e cartigli inneggianti al sacrificio di Cristo. Al centro della volta dai colori vivaci appare, all’interno di un’ampia mandorla, il Risorto attorniato da angeli e nuvole in movimento; nei pennacchi i quattro Evangelisti con i simboli, seduti sopra piccole nubi e la raffigurazione personificata della Bibbia.
I documenti e le immagini sono tratti dall’Archivio di stato e da “Tesori d’Abruzzo”.
Ricostruzione storiografica di Elisabetta Mancinelli
email:mancinellielisabetta@gmail.com
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