Il poeta Gabriele D’Annunzio, oltre all'adorata madre donna Luisetta De Benedictis, con cui aveva un rapporto quasi simbiotico, accomunati com’erano da una grande sensibilità, ebbe un’altra figura importante nella sua infanzia: la nonna paterna Anna Lolli; l’unica che conobbe perché quella materna non la potè conoscere in quanto morì quando la madre del poeta Luisa era bambina.
D’Annunzio conserva teneri ricordi della nonna Anna.
Lo consolava nei momenti di tristezza, lo teneva per mano e gli accarezzava i capelli, passeggiavano insieme nel giardino e, quando le spargeva intorno petali di rosa, lei emanava profumo di viola e di mughetto, parlavano parlavano e lei poi lo stringeva stretto a sé.
Indossava una cuffietta bianca mentre lavorava a maglia e gli raccontava le avventure di Guerrin Meschino, poi, quando il sonno lo vinceva, lo accompagnava nella sua camera e lo metteva a letto.
Gabriele ricorda ancora di lei che, nel giorno del suo compleanno con i fratelli, la svegliava con una canzoncina e nonna Anna si commuoveva fino alle lacrime.
E, a Natale, quando si faceva il Presepe e lui recitava la poesia, veniva premiato con baci e schiacciata di mandorle.
Poi, durante la notte, la nonna gli metteva i confetti e soldi sotto il cuscino: “E mentre i sogni m’arridean soavi, tu piano piano mi venivi a mettere i confetti e soldarelli fra ì guanciali..”
A lei dedica una composizione piena di tenerezza “In memoriam” scritta per la sua dipartita tra il 1879 e 1880.
Il poeta, dal linguaggio sempre cosi ardito e ed enfatico in questa lirica, si piega ad un'espressione semplice, gentile, cosi com'è la figura: una miniatura della nonna dalla bianca cuffietta, una donna dolcissima, quasi da favola.
In memoriam
A MIA NONNA
Com’era bella la vecchietta mia con quei capelli che parean d’argento
con quel sorriso pien di cortesia che a volte nascondea qualche tormento!
D'inverno ti mettevi una cuffietta
coi nastri bianchi come il tuo visino,
e facevi ogni sera la calzetta,
seduta al lume accanto al tavolino.
lo imparavo la storia sacra in fretta
e poi m'accoccolavo a te vicino,
per sentir narrar la favoletta
del Drago azzurro e del Guerrin Meschino.
E quando il sonno proprio mi vincea
m'accompagnavi fino alla mia stanza,
e m'addormivi al suono dei tuoi baci.
Allora agli occhi chiusi m'arridea
di fantasime splendide e fugaci
in mezzo ai fiori, una gioconda danza.
Nel tuo giorno natal tutta di fiori Si riempia l’azzurra tua stanzina
E il sole compiacente i suoi fulgori. Lanciava per la candida cortina.
In casa cominciavano i clamor Di noi bimbi a le sette di mattina,
e si veniva a renderti gli onori cantandoti una bella canzoncina.
A Ceppo si faceva un presepino
Co’ la su’ brava stella inargentata, co’magi , co’ pastori, per benino,
e la campagna tutta infarinata.
La sera io recitavo il sermoncino con una voce da messa cantata,
e per quel mio garbetto birichino buscavo baci e pezzi di schiacciata.
Poi verso tardi tu m’accompagnavi alla mamma
con dir "Stanotte l’angelo ti porterà chi sa che be’ regali!"
E mentre i sogni m’arridean soavi tu piano piano mi venivi a mettere confetti
e soldarelli fra’ guanciali.
Ricostruzione storiografica di Elisabetta Mancinelli
email: mancinellielisabetta@gmail.com
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