Nel 1924, Gabriele D’Annunzio, le cui opere erano state messe all’indice, venne preso da improvviso misticismo e visitava i conventi nei dintorni di Gardone. Cronicamente malato e oppresso da dolori e soprattutto impreparato al declino il poeta si trova in uno stato depressivo: si sente un «invalido».
In questo momento critico, fu aiutato dal suo amico l’architetto Maroni; cultore di studi esoterici, egli diventa riferimento spirituale e fonte letteraria per il suo misticismo e lo supporta nella ripresa intellettuale e spirituale e nell’elaborazione della sua ultima opera: “Il libro segreto”.
Gabriele in questo suo percorso mistico, come volesse dare il buon esempio scelse, quale prima mèta di pellegrinaggio, l’antica abbazia benedettina di Maguzzano (BS) sede dei Frati trappisti algerini. Ricevuto con grande deferenza, donò loro il proprio ritratto e disse di volersi considerare un terziario francescano. A questo proposito Camillo Traversi, biografo del vate, nella sua opera “Vita di Gabriele d’Annunzio” ammette : “Più d’uno credette che il Poeta avesse intenzione d’entrar in un vero e proprio ordine religioso, e si parlò addirittura di conversione”.
Gli storici e i biografi ritengono che in D’Annunzio vecchio, negli ultimi tormentati giorni della sua esistenza, anche se non può sicuramente definirsi un asceta o un santo o un cristiano convinto, abbia prevalso, la lucidità del suo cervello o il cristiano respiro di sua madre, che egli chiamava “la mia madre santa”.
Varie sono le testimonianze di questo particolare momento di spiritualità.
La lettera a Padre Pio
Il 28 novembre 1924 Il Vate scrisse da Gardone Riviera la seguente lettera a Padre Pio.
“Mio fratello, so da quante favole mondane, o stupide o perfide, sia offuscato l’ardore verace del mio spirito. E perciò m’è testimonianza della tua purità e del tuo acume di Veggente l’aver tu consentito a visitarmi nel mio Eremo, l’aver tu consentito ad un colloquio fraterno con colui che non cessa di cercare coraggiosamente se medesimo. Caterina la Senese mi ha insegnato a “gustare” le anime. Già conosco il pregio della tua anima, Padre Pio. E son certo che Francesco ci sorriderà come quando dall’inconsueto innesto prevedeva il fiore ed il frutto inconsueti. Ave. Pax et bonum. Malum et pax”.
Gabriele d’Annunzio
Questa lettera è stata rinvenuta nell'archivio del Vittoriale, a Gardone Riviera, dal ricercatore Antonio Motta, autore del libro ''Scrittori per Padre Pio” nel 1999, anno della beatificazione del Frate. Doveva essere consegnata a mano a Padre Pio da un ex legionario pugliese dell’impresa di Fiume, fattosi frate con il nome di “Fra’ Luciano”, ma non fu recapitata. Padre Gerardo de Flumeri, assistente di Padre Pio, disse che la ricevette solo nel 1955, trent’anni dopo, e che non fu portata prima per motivi imprecisati.
La Preghiera a Gesù Crocifisso
Oltre alla lettera a Padre Pio D’Annunzio, in questa fase mistica della sua esistenza, scrisse anche questa Preghiera a Gesù Crocifisso:
“O Gesù, tre volte caduto sotto il peso dei peccati del mondo e tre volte risollevato dalla forza di amore invincibile, risollevate me dall’abbattimento in cui mi gettano le miei tristi esitazioni. Fate che io sia umile nel riconoscimento della mia miseria, umile, nel cambiamento subitaneo delle disposizioni interiori. Un giorno, o mio Dio, questi ondeggiamenti continui dell’animo si placheranno ed io sentirò, allora, amandovi, la felice sicurezza di amarvi per sempre. O giorno, o sole divino, dinanzi a cui si dilegueranno persino le ombre del peccato, quando risplenderai? Così sia. Amen”.
L'obolo e la lettera alle Suore mendicanti
L’8 ottobre 1925 le Suore mendicanti giunte nei pressi di una casa sconosciuta posta sulla collina del lago di Garda, non badarono agli avvertimenti affissi sul cancello che vietavano chiunque a varcare l’ingresso. Apparve un servo, in nome del signore del luogo che intimò loro di andarsene. Quella casa era il Vittoriale. Le suore erano giunte alle ultime case del paese, quando sopraggiunse a grande velocità un’automobile, dalla quale discese qualcuno che le invitò a tornare indietro.
Grande fu la loro meraviglia nello scorgere ad attenderle sulla soglia della casa, da dove erano state da poco scacciate, il Poeta in persona, a capo scoperto che, con atteggiamento di umiltà, chiese loro perdono e consegnò un cospicuo obolo, raccomandandosi alle loro preghiere. Il Vate poi così scrisse loro:
“Care sorelle, la vostra visita inattesa fa rifiorire i rosai del mio giardino, quasi in gloria di quello che è in Santa Maria degli Angeli e in Paradiso: in vostro luogo che, secondo la parola di Francesco, ‘ sarebbe piuttosto soggiorno d’angeli che di uomini’. Ecco la mia offerta che ogni anno mandava al Monte Subasio, per riconoscimento, un panierino di muggini pescate in quel fiume Chiasso che discende dal Colle vicino a Santa Maria degli Angeli vostra. Pax e bonum. Malum et pax”
Gabriele D’Annunzio Vittoriale, 8 ottobre 1925
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